Daniele Ferrero

L'Alfabeto Mnemonico di Aurelj e la Tavola di Coccetti

(da: Tito Aurelj: Dell'arte della memoria, II ed., Paravia 1890)

 

L'Arte della memoria di Tito Aurelj (II ed., Paravia 1890) è un testo fondamentale per la mnemotecnica moderna. In quasi 700 pagine l'autore espone dettagliatamente numerose tecniche di memorizzazione che permettono di acquisire addirittura 20000 punti di ricordo. Queste tecniche sono basate essenzialmente su un nuovo alfabeto mnemonico di consonanti - più semplice rispetto a quello utilizzato fino ad allora - e sull'utilizzo delle tavole.

Vogliamo qui esporre brevemente il sistema di Aurelj spiegando il funzionamento della prima e più importante tavola proposta dall'autore: la Tavola prima di Coccetti, ideata dal suo allievo Monsignor D. Luigi Coccetti Vanzi di Roma. La tavola, riportata alle pagg. 211-212 dell'opera, permette di acquisire 99 punti di ricordo; in altre parole, una volta appresa la tavola (operazione molto semplice, come vedremo), si è già in grado di ricordare 99 concetti o parole di qualsiasi tipo nel loro preciso ordine numerico.

Prima di esporre la tavola è necessario imparare l'utilizzo dell'alfabeto mnemonico di consonanti di Aurelj. Si tratta di associare a 10 consonanti dell'alfabeto le 10 cifre allo scopo di poter tradurre qualsiasi numero in una o più parole che, di per sé, si possono ricordare molto più facilmente dei numeri. L'associazione tra le consonanti e le cifre è stabilita da Aurelj in base ad una somiglianza di forma. Ecco l'alfabeto proposto dall'autore:

Vediamo le giustificazioni di queste associazioni:

0 = come forma richiama ovviamente la lettera "o" ma, visto che dobbiamo utilizzare solo consonanti, gli attribuiremo una "mezza o", cioè la lettera c.

1 = è associato alla lettera t a causa della simile asta verticale.

2 = è associato alla lettera n, perchè composta da 2 gambe.

3 = è associato alla lettera m, perchè composta da 3 gambe.

4 = corrisponde alla lettera L perchè ricorda la forma del 4 quando è scritta in maiuscolo.

5 = ricorda immediatamente la lettera s.

6 = è molto simile alla lettera b minuscola.

7 = è associato alla lettera r perchè ricorda un 7 quando è scritta in corsivo.

8 = è associato alla lettera f a causa dei due occhielli che compongono la lettera nella scrittura corsiva.

9 = ricorda immediatamente la lettera g.

Tutte le altre consonanti rimanenti e le vocali non hanno valore numerico e possono essere utilizzate a piacere per comporre una o più parole di senso compiuto in cui siano presenti le consonanti numeriche.

Con questo sistema diventa molto facile trasformare numeri in parole e quindi ricordare sequenze di cifre anche molto lunghe. Per citare un esempio di Aurelj (pagg. 121-122): voglio ricordare il numero che esprime il rapporto tra il diametro e la circonferenza (pi greco) con almeno 7 cifre significative dopo la virgola, ovvero:

3,1415926

Tradotto in consonanti:                                                                             

m t l t s g n b

Ora devo formare una frase di senso compiuto che contenga queste consonanti. Ecco alcune proposte di Aurelj (evidenziamo le consonanti che hanno valore numerico):

Miete la tisi giovani bei

Ma tu la tisi, o genio, bevi da pazzo

Motilità esige nei buoi

Mi ha tolti i segni bei

I diametLi tu disegni be'

Come si può notare, possono essere inserite, oltre alle vocali, molte consonanti, purché prive di valore numerico, allo scopo di completare le parole o la frase (es: "da pazzo" nella seconda frase non ha alcun valore numerico).

Tra tutte queste frasi, la più efficace secondo Aurelj è l'ultima e per due motivi: innanzitutto contiene la parola "diametri" che la collega direttamente alla funzione del pi greco, inoltre la stessa parola contiene una "stranezza": "diametri" è scritto "diametli, con la "l" al posto della "r", come forse la pronuncerebbe un cinese. La psicologia della memoria ci insegna che una frase strana si ricorda più facilmente di una banale e ancor più la frase si ricorda se si collega ad un'immagine buffa, divertente oppure grottesca, spaventosa o oscena.

In definitiva, per ricordare il pi greco con 7 cifre dopo la virgola, posso formarmi la seguente immagine (è molto importante che ogni frase o parola memorizzata sia raffigurata sempre in un'immagine perchè le immagini si ricordano molto meglio delle parole): "sto disegnando un cerchio con il suo diametro (su un foglio, sulla lavagna) e noto, accanto a me, un piccolo "cinesino" che mi dice, tutto divertito: "I DIAMETLI TU DISEGNI BE'". Con questo mezzo ricorderò con sicurezza, forse per sempre, quel numero.

Aurelj dà poi molti esempi dei vantaggi di questo sistema per la memorizzazione delle date storiche: per ricordare l'anno di un evento è sufficiente formare un verso (raffigurandolo sempre in un'immagine) che contenga ovviamente un riferimento all'evento e, sempre all'ultimo posto, la parola (o le parole) aventi valore numerico. Spesso, quando l'anno è successivo al 1000, l'1 iniziale può essere trascurato in quanto è praticamente impossibile confondersi (a meno che non si abbia la minima idea di che cosa sia la storia!).

Ecco qualche esempio dell'autore (pagg. 129-132) (evidenziamo in grassetto la parola avente valore numerico):

Nerone eletto imperatore:  54 d.C. = Nerone ascende sul regal sedile.

Eruzione del Vesuvio che seppellisce Pompei:  79 d.C. = Immenso rogo.

Codice di Giustiniano: 529 = Il diritto al mondo espongo.

Inizio dell'era musulmana (egira): 622 = Vietato è il buon vino.

Peste nera in Europa:  1348 = Tremendo male fu. [da qui in poi, la cifra 1 può essere trascurata]

Giovanna d'Arco bruciata sul rogo: 1431 = Il fuoco fu della sua vita il limite.

Inizio della predicazione di Lutero:  1517 = Lutero austero.

Maria Stuarda decapitata:  1587 = Si volle Elisabetta di Maria disfare.

Decapitazione di Luigi XVI:  1793 = Gran colpo al regime.

Morte di Napoleone:  1821 = Il gran defunto.

 

Passiamo ora alla Tavola di Coccetti. Il problema è questo: come devo procedere quando devo memorizzare una lunga sequenza di parole, concetti, titoli dei capitoli di un libro, articoli di legge, ecc... che ho necessità di ricordare nel loro esatto ordine numerico? Innanzitutto è necessario trasformare la sequenza dei numeri in altrettante parole, tramite l'alfabeto mnemonico, che possa rievocare subito, con grande facilità. Queste parole costituiranno poi dei "luoghi mnemonici" o "punti di ricordo" ai quali assocerò gli specifici concetti che voglio ricordare.

La Tavola di Coccetti mi fornisce appunto 99 punti di ricordo, trasformando i primi 99 numeri in semplici parole, immediatamente rievocabili. Ogni numero può dar luogo a moltissime parole ma la tavola mi indirizza immediatamente verso la parola giusta perchè è costruita sempre secondo la seguente regola: la prima cifra mi dà l'iniziale della parola, a cui segue sempre la vocale "a" e, subito dopo, la lettera corrispondente alla seconda cifra; le eventuali lettere successive, necessarie per completare la parola, non vanno più considerate come aventi valore numerico. La tavola obbedisce sempre a questa regola, salvo alcune eccezioni nei casi in cui la lingua italiana non contenga nessuna parola che inizi con quelle specifiche tre lettere.

Diamo qui di seguito la Tavola completa di Coccetti in una versione da noi "aggiornata", in quanto ci siamo permessi di sostituire alcune parole proposte da Aurelj (come "usatti", "sanie", baggeo", "dogaccia", ecc..) con altre di uso più comune nell'italiano corrente. [1]  In certi casi, abbiamo riportato, tra parentesi quadre, una proposta alternativa. Le lettere aventi valore numerico sono scritte in maiuscolo. Dopo esamineremo brevemente i casi di parole che costituiscono un'eccezione alla regola esposta.

 

Si noterà innanzitutto che la Tavola contiene quasi esclusivamente sostantivi, possibilmente composti da non più di due sillabe: è infatti sempre meglio utilizzare parole brevi ed evitare aggettivi o verbi in quanto sono più difficilmente raffigurabili nell'immaginazione.

I primi nove numeri naturalmente sono composti da una sola cifra, quindi, come seconda consonante, si è scelta sempre una lettera che non ha valore numerico e precisamente: la lettera "z" per i numeri dispari e la lettera "v" per i numeri pari.

In alcuni casi, nei numeri composti da due cifre, si presentano alcune eccezioni a causa della mancanza di una parola italiana del tutto adeguata, molte delle quali sono di poco conto e non disturbano la memorizzazione. Vediamole brevemente:

13 = TaM. Non c'è una parola che inizi in questo modo; Aurelj propone "stame", aggiungendo all'inizio una "s" che però disturba la memorizzazione. A noi è sembrata più efficace la parola onomatopeica "tam-tam".

14 = TaL. Due proposte: o "Italia", anteponendo una "i", oppure "tallone" anche se purtroppo è composta da tre sillabe.

16 = TaB. Aurelj propone "tabe", col significato di "consunzione" (sinonimo di tisi); se il termine ci sembra poco familiare di può utilizzare "tabella", benché composta da tre sillabe.

18 = TaF. Aurelj propone "staffa" che ha il vantaggio di avere solo due sillabe ma di anteporre una scomoda "s". A noi sembra più efficace "tafano", anche se contiene tre sillabe.

19 = TaG. Aurelj propone "Tago", il fiume della Spagna. In alternativa abbiamo proposto "taglio", che ha lo svantaggio di trasformare il suono della "g" in quello della "gl".

20 = NaC. Abbiamo proposto "nacchera", benché abbia tre sillabe (invece di "un'accia", indicata da Aurelj).

21 = NaT. Abbiamo scritto "N.A.T.O.", sigla del Patto Atlantico, per evitare l'utilizzo di "nato" che, in quanto aggettivo, è troppo vago da raffigurare.

23 = NaM. Non c'è parola italiana corrispondente. L'unica soluzione logica è quella proposta da Aurelj di far precedere la parola dall'articolo indeterminativo: "un amo".

24 = NaL. Aurelj propone "canale", anteponendo la sillaba "ca", ma è piuttosto scomoda da ricordare. Ci sembra meglio "nailon", nonostante la "i" inserita prima della seconda consonante.

26 = NaB. Ci sembra decisamente meglio "nababbo", benché di tre sillabe, invece dell'antiquato e scomodo "un abbi..." [cioè un abbicì, un abbecedario], indicato da Aurelj.

29 = NaG. Manca una parola italiana e quindi, come al numero 23, si antepone l'articolo indeterminativo: "un ago".

36 = MaB. Manca una parola italiana. La soluzione proposta da Aurelj, che ci sembra ragionevole, è di sostituire la "b" con la "d" [cioè col suo ribaltamento speculare]; quindi: "madia".

44 = LaL. Mancando una parola italiana, si antepone l'articolo determinativo: "l'ala".

47 = LaR. Anche qui è necessario anteporre l'articolo determinativo: "l'ara", a meno che non si voglia utilizzare "Lara" come nome proprio.

48 = LaF. Ancora una volta è necessario anteporre l'articolo determinativo: "l'afa".

51 = SaT. Abbiamo preferito "Satana", benché di tre sillabe, all'antiquato e scomodo "usatti" proposto da Aurelj.

61 = BaT. Aurelj propone "abate", anteponendo una "a". Oggi possiamo anche permetterci di utilizzare "Batman".

63 = BaM. Aurelj propone "Alabama" con ben tre lettere anteposte. "Bam!", come suono onomatopeico, ci sembra decisamente più efficace.

69 = BaG. Aurelj propone "baggiano" (o la forma più antiquata: "baggeo"). Oggi potremmo anche utilizzare il calciatore "Baggio".

74 = RaL. Aurelj propone "Urali", anteponendo una "u". Il termine "rally", pronunciato all'italiana, ci sembra più efficace.

77 = RaR Aurelj propone "erario" che abbiamo sostituito con "orario"; tutte e due i termini hanno lo svantaggio di avere una lettera anteposta. Volendo si può utilizzare "raro", benché sia un aggettivo.

78 = RaF. Aurelj propone "orafo". Oggi potremmo anche utilizzare la semplice parola "raf" (pensando al giubbotto della Royal Air Force).

88 = FaF. Manca una parola italiana, accettiamo quindi la proposta di Aurelj che sostituisce la "f" con la "v": "favo".

90 = GaC. O "giacca", anteponendo una "i" alla vocale "a", oppure (ma ci sembra meno adeguato) "caccia", sostituendo la "g" con una "c".

92 = GaN. Aurelj propone "organo", anteponendo una "o". Oggi potremmo anche utilizzare il nome "Ghandi" (trascurando la "h" che non ha suono).

98 = GaF. Ci sembra efficace la parola francese "gaffe". Aurelj propone invece di sostituire la "g" con una "c": "caffé".

 

Ora siamo in grado di spiegare l'uso pratico della tavola, servendoci anche di un esempio. Innanzitutto la tavola va ovviamente memorizzata ma, tenendo presente l'alfabeto mnemonico e la regola della vocale "a" che abbiamo esposto, il tempo impiegato per impararla a memoria sarà molto breve. Quasi automaticamente le prime tre lettere date dal numero ci suggeriranno la parola corrispondente.

Basandoci su un esempio dello stesso Aurelj, immaginiamo ora di voler imparare a memoria l'esatta sequenza dei capitoli di un libro in modo che io possa sempre sapere a quale numero corrisponde un dato titolo e, viceversa, qual è il titolo di un dato capitolo numerato. Aurelj immagina di aprire a caso un romanzo d'appendice ottocentesco e di leggere il titolo dei 20 capitoli di cui è composto. Ogni volta che leggerò un titolo io dovrò formare nella mia immaginazione una rappresentazione fantastica che associ il titolo alla parola della Tavola di Coccetti corrispondente al numero del capitolo.

Cominciamo. Capitolo1: Una cameriera che ruba le gioie alla padrona. Parola mnemonica di Coccetti: 1 = TAZZA. Mi posso formare la seguente immagine: "una cameriera, mentre riordina la stanza da letto, prende in mano una TAZZA e la trova piena dei gioielli della padrona; li ruba, mettendoseli in tasca." Mi raffiguro bene per un attimo questa immagine nella fantasia. Poi non ci penso più, la cancello e passo alla prossima.

Capitolo 2: Beatitudine. Parola mnemonica di Coccetti: 2 = NAVE. La beatitudine è un concetto astratto quindi va raffigurato concretamente, ad esempio, seguendo il suggerimento di Aurelj, pensando alla beatitudine del Paradiso dantesco. L'immagine potrebbe essere la seguente: "sono su una grande NAVE che, ad un certo punto, comincia ad innalzarsi sulle acque e a volare nel cielo, sempre più su verso la luce del Paradiso". Per ricordarmi che quel luogo non significa semplicemente "Paradiso" ma "beatitudine" posso aggiungere una schiera di beati con l'aureola che mi viene incontro oppure una grande "B" luminosa. Fisso l'immagine per un attimo, poi passo al capitolo successivo.

Capitolo 3: Una tomba. Parola mnemonica di Coccetti: 3 = MAZZA. L'immagine potrebbe essere questa: "in un cupo cimitero di notte vedo un uomo che cerca di violare una tomba rompendone il marmo con una grande mazza".

Capitolo 4: Il cavaliere. Parola mnemonica di Coccetti: 4 = LAVA. Immagine: "un cavaliere, mentre galoppa attraversando una radura, viene improvvisamente investito dalla LAVA di un vulcano in eruzione".

Capitolo 5: Pini e abeti. Parola mnemonica di Coccetti: 5 = SAZIA. Immagine: "in una pineta vive una donna gigantesca, obesa, che si nutre di pini e abeti, divorandoli completamente fino a quando non ne è SAZIA". Non ci si deve stupire dell'assurdità dell'immagine: più l'immagine è bizzarra, più si ricorda.

E continuo in questo modo, cercando sempre di formare immagini chiare e vivide, senza preoccuparmi della loro assurdità, con l'accortezza che ogni concetto astratto o vago va rappresentato in modo concreto, raffigurabile. Ogni immagine la contemplo per pochi secondi e, quando mi sembra ben nitida, passo ad altro.

Diamo qui di seguito brevemente le immagini possibili per i prossimi capitoli:

Cap. 6: Le cartiere. 6 = BAVA. Immagine: "visito delle cartiere ma noto che sono invase da lumache: i fogli di carta sono tutti strisciati da una lunga BAVA".

Cap. 7: Il mare. 7 = RAZZA. Immagine: "in un grande mare vivono RAZZE gigantesche che fulminano i bagnanti con la loro scarica elettrica".

Cap. 8: I parenti. 8 = FAVA. Immagine: "un mucchio di parenti arriva a casa mia, ma non ho nulla da offrirgli se non un piatto di FAVE".

Cap. 9: Un bosco di noci. 9 = GAZZA. Immagine: "in un bosco di noci vive una GAZZA ladra, che si diverte a rubare tutte le noci dagli alberi".

Cap. 10: Il commercio. 10 = TACCO. Immagine: "vado in un negozio e, dopo aver contrattato a lungo con il commerciante, nel ritorno noto che mi sono rimaste appiccicate al TACCO della scarpa delle banconote: ne sono felice".

Cap. 11: Il mantello. 11 = TATTO. Immagine: "ho comprato un mantello nuovo, di un tessuto molto pregiato, che apprezzo al TATTO, accarezzandolo ripetutamente".

Cap. 12: Malattia. 12 = TANA. Immagine: "un animale malato che si rifugia nella sua TANA".

Cap. 13: Le campane. 13 = TAM-TAM. Immagine: "nell'Africa nera, alcune tribù di indigeni hanno deciso di abbandonare i TAM-TAM e di comunicare con lo scampanio delle campane".

Cap. 14: La morte. 14 = ITALIA. Immagine: "vedo la morte con la falce attraversare la penisola dell'ITALIA perchè è scoppiata un'epidemia".

Cap. 15: Dolori reumatici. 15 = TASSA. Immagine: "vado all'ufficio delle TASSE e vedo che c'è una lunga coda di gente curva sulla schiena che soffre di dolori reumatici".

Cap. 16: L'aceto. 16 = TABELLA. Immagine: "Ho versato dell'aceto sul tavolo. Lo pulisco con una carta assorbente, presa da un vecchio quaderno di scuola, sulla quale è stampata la TABELLA pitagorica".

Cap. 17: La vita domestica. 17 = TARA. Immagine: "una domestica va al mercato e litiga col salumiere che la vuole ingannare sulla pesata, aggiungendo la TARA".

Cap. 18: Le moltiplicazioni. 18 = TAFANO. Immagine: "vedo Gesù mentre moltiplica i pani e pesci: appena ha finito uno sciame di TAFANI, attirato dall'odore dei pesci, arriva a mordere gli astanti".

Cap. 19: La dispersione. 19 = TAGLIO. Immagine: "mi sono fatto un TAGLIO ad una gamba: non me ne accorgo e mentre cammino il mio sangue cola via e si disperde per strada".

Cap. 20: Ventimila leghe sotto i mari. 20 = NACCHERA. Immagine: "vengo ospitato nel sottomarino del capitano Nemo [nel romanzo "Ventimila leghe sotto i mari"] e scopro che si diverte moltissimo a ballare suonando le NACCHERE".

 

Dopo aver letto tutte queste bizzarre associazioni ci sembrerà di non ricordare nulla ma proviamo a fare un esperimento:

Qual è il titolo del capitolo 13? Devo ragionare così: 13 = T M, cioè TaM, quindi la parola è TAM-TAM. Immediatamente mi viene in mente l'immagine degli indigeni che invece di suonare i tam-tam suonano le campane. Il titolo è appunto: Le campane.

Qual è il titolo del capitolo 5? 5 = S, è una parola senza la seconda consonante ed è un numero dispari; allora la seconda consonante è "z", quindi SaZ, cioè SAZIA. Immediatamente rievoco l'immagine di un grosso donnone che divora pini e abeti. Il titolo è appunto: Pini e abeti.

Possiamo provare anche all'inverso: qual è il numero del capitolo: Il mantello? Penso al mantello e mi viene in mente l'immagine di me che lo accarezzo con le mani, che ne sento il tessuto al TATTO. Ma TATTO = T T =11, che è appunto il numero del capitolo.

Potete provare  con tutti gli altri numeri di capitoli e vedrete con sorpresa che tutte (o almeno quasi tutte) le associazioni vi ritorneranno in mente molto facilmente. Quelle che eventualmente sono state dimenticate non erano abbastanza forti o significative per voi, quindi andranno rafforzate o corrette.

 

Questo è l'utilizzo delle tavole mnemoniche. Come spiega Aurelj, questa è solo la prima tavola ideata da Coccetti. Se ne possono poi formare altre 4, con la stessa tecnica, utilizzando le rimanenti vocali. Per cui la seconda tavola avrà tutte parole la cui prima vocale è "e", la terza tavola sarà formata con la vocale "i", la quarta con la "o" e la quinta con la "u". Aurelj non riporta queste altre tavole, sia perchè il lettore se le può costruire da sé, sia perchè le eccezioni alle regole sarebbero molto più numerose, data ad esempio la difficoltà di formare tutte parole che abbiano la "u" per seconda lettera.

Il libro di Aurelj prosegue invece riportando molte altre tavole costruite secondo altri sistemi, allo scopo di portare il lettore a poter disporre addirittura di 20000 punti di ricordo! In ogni caso, una volta capito il funzionamento della Tavola di Coccetti si dischiude l'intero universo della mnemotecnica moderna e il lettore potrà sbizzarrirsi ad ideare tavole sempre nuove per tutte le sue esigenze.

 

 

 [1] Come è stato detto precedentemente, la Tavola di Coccetti che abbiamo presentato è stata da noi rimaneggiata per adattarla meglio alla lingua corrente. Chi fosse interessato a conoscere la tavola nella sua versione originale, può consultare le seguenti pagine tratte da: L'Arte della memoria di Tito Aurelj (in pdf) .